Rosario Palazzolo Direttore Runner’s World Italia

‘Ridiamo al Running il proprio ruolo fondante’

Il Direttore dell’edizione italiana della più grande testata mondiale che si occupa di corsa, ci spiega perché aver stigmatizzato il running e chi lo pratica è stato un grande errore.

 

Come cambierà il modo di vivere lo sport individualmente

Il bisogno di fare attività sportiva è cresciuto in modo forsennato in questo lungo periodo di quarantena, perché questa costrizione ci ha sicuramente esasperato. Anche dopo l’inizio della tanto attesa Fase 2 e magari oltre, molte attività sportive potrebbero essere però precluse. Penso al nuoto nelle piscine, all’attività di tante palestre, agli sport che aggregano molte persone in pochi spazi. Sicuramente la corsa sarà una delle attività più semplici e immediate da svolgere. Tanti ‘non runners’ lo diventeranno. Questo accadrà e potrebbe costituire un pericolo se non gestito correttamente; immaginatevi i parchi delle grandi città gremiti di persone che corrono tutte insieme. Credo che in questo senso, la responsabilità di ciascuno e ancora di più di coloro i quali sono già dei runners, sarà quella di avere più senso di responsabilità degli altri e impegnarsi a cercare orari e luoghi che non siano quelli della massa. Noi runners avremo l’occasione e la responsabilità di dimostrare di non essere quei mostri che l’opinione pubblica ha dipinto. Abbiamo l’occasione di fare, ancora una volta, la differenza.

 

Cosa succederà per gli eventi di massa

Da direttore di un giornale che si occupa anche di raccontare e promuovere gli eventi di massa, questa è una domanda che mi pongo ogni giorno. Sto cercando di capire quali saranno le ricette che sceglieranno gli organizzatori per realizzare gli eventi. Il tema è che tutti gli eventi di corsa sono eventi di massa e sono quindi la cosa considerata più pericolosa in questo momento. La sfida vera per gli organizzatori sarà quella di escogitare soluzioni che consentano di superare questo problema. Bisognerà mettere la creatività al servizio degli eventi.

 

La corsa ha vissuto un’esperienza particolare in questa pandemia

Ha sbagliato chi ha pensato che, ostinandosi a voler correre, i runners volessero solamente assecondare egoisticamente una propria abitudine. Fare sport, per chi è abituato a farlo, è una pratica di igiene personale quotidiana. Diventa indispensabile per curare la propria salute, fisica e psichica. Praticare sport non dovrebbe essere un hobby ma una questione di salute fondante. È dimostrato dalla scienza che chi fa sport vive mediamente di più e costa meno alla sanità e quindi alla società tutta. La sedentarietà è l’anticamera per malattie metaboliche e cardiovascolari che sono fortemente connesse ai tassi di mortalità anche in questa epidemia. Mi auguro che anche la politica in generale aiuti a far passare in modo ancora più chiaro oggi questo messaggio.

 

Quale linguaggio ha usato e userà Runner’s World per parlare ai propri lettori e quale messaggio vi preparate a passare?

Noi in tutta questa emergenza abbiamo cercato di dare tanta informazione su tutto ciò che fosse possibile e non possibile fare. Con il massimo dell’obiettività. Abbiamo però lasciato libera scelta alle persone di interpretare questo blocco senza stigmatizzare alcun comportamento. Non abbiamo voluto puntare il dito contro coloro i quali hanno cercato mille soluzioni pur di non smettere di correre. Questo ci è costato in termini di popolarità e lo sapevamo. Sarebbe stato più facile fare diversamente e vestire i panni dei censori, ma abbiamo scelto di schierarci per l’informazione più obiettiva possibile. Nel futuro, parleremo sempre di più della corsa e di quanto sia fonte di benessere e fondamento di salute. Lo faremo perché siamo certi del valore di questo messaggio e perché oggi non ci manca solo la parte agonistica del correre, ma anche e soprattutto quel benessere che porta con sé.


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